Teatro Telaio

Leggende - La montagna racconta

Archiviato il 07 agosto 2014

 Musiche dal vivo di Alessandro Mori
Fotografia di Federico Sbardolini

Due viandanti accompagnati da Mazaru incontrano alcune situazioni e personaggi paradigmatici della natura e della mitologia della montagna, come la pietra, il fuoco, l’acqua, il gelo, il vento, il bosco. Questa prima versione dello spettacolo tocca alcune narrazioni, come Conturina, leggenda dolomitica diffusa fra Trentino e Bellunese (il cui modello narrativo Cenerentola); La sposa dello scoiattolo (versione piemontese), La fata di Messouerè (Val d’Aosta), La compagnia perduta (Val Devero e Val di Sole) e altre.

Nel 1997 Il Telaio metteva in scena uno spettacolo intitolato Lijendes (termine ladino per Leggende), la cui materia principale era costituita da racconti e narrazioni provenienti soprattutto dai territori delle Dolomiti, punto di incrocio e mescolanza della cultura tedesca e trentina. La richiesta di riprenderne alcune parti, nell’estate 2002, per alcuni interventi in Val di Fassa, nella zona che ha originato molte delle narrazioni che avevano ispirato lo spettacolo, ha rafforzato il desiderio di tornare a occuparsi di questi temi, riprendendoli attraverso forme espressive ed allestimenti fortemente connotati da un uso dello spazio (e dei materiali sonori, visivi, ecc.) legato all’ambiente naturale. Il progetto vuole costituire così oltre che un ritorno al tragitto culturale e poetico del Telaio delle origini, volto ad esaminare il patrimonio del mito, della leggenda e della tradizione orale europea, tragitto cominciato nel 1982 con Kalevala (dall’epica finnica) e proseguito nel 1985 con il Canto di morte di Kyndylan (dalla mitologia celtica), anche una rinnovata attenzione al fenomeno teatrale nella sua dislocazione in spazi diversi dall’edificio deputato. Non solamente nell’accezione classica di teatro di strada, ma anche nel tentativo di ricollocarne e rigiustificarne alcune dimensioni, stili e tecniche in relazione alle peculiarità caratterizzanti gli ambienti naturali. Questa nuova versione dello spettacolo è concepita come una specie di sintesi delle narrazioni che costituiranno il materiale su cui si baseranno i diversi montaggi successivi, ed è costruita a partire da racconti e leggende popolari dell'intero arco alpino, mantenendo comunque come fulcro il nucleo narrativo della zona delle Dolomiti tirolesi e ladine.

La montagna, per l’uomo, luce e buio, fascino e fatica, silenziosa quiete e angosciante solitudine. In un ambiente così su ogni montagna del mondo, sono nate leggende che esprimono il solido intreccio dell’uomo con la natura, in una sfida perenne che fonde amore e diffidenza, ragione e sentimento. I gesti, gli atteggiamenti, le parole, ma anche le paure e i sogni del popolo della montagna sono segnati da questo rapporto non mediato con la natura e dalla consapevolezza di una tradizione che continua; natura e tradizione sono dunque i due elementi fondanti dello spettacolo, una natura ricca e pericolosa, una tradizione che è sentita come storia comune di un popolo, delle sue gioie, dei suoi dolori, dei suoi valori.


ESIGENZE TECNICHE

Teatro d’attore con musica eseguita dal vivo. Tutte le storie sono state scelte a partire dalla possibilità di connetterle visivamente, acusticamente e drammaturgicamente, avvalendosi di costumi, installazioni, immagini, oggetti, con i luoghi naturali cui si riferiscono.

Lo spettacolo deve essere rappresentato all’aperto, preferibilmente in spazi naturali.
Il percorso si sviluppa attraverso 5 stazioni da stabilire previo sopralluogo della compagnia.
E' necessario un locale d’appoggio per il deposito di oggetti, strumenti e costumi.
Carico elettrico: minimo 6 Kw
Attacco: 380 V trifase, presa pentapolare (3 fasi+neutro+terra)
Montaggio: 6 ore prima dello spettacolo
Durata dello spettacolo: 70 minuti

IL TESTO DELO SPETTACOLO NON E' TUTELATO PRESSO LA SIAE